Secondo uno studio elaborato dall’Istat, le piccole e medie imprese rappresentano il motore dell’intera economia europea, garantiscono lavoro a due terzi della popolazione fornendo quasi il 60% del valore aggiunto nell’UE. Ciononostante, lo studio ha evidenziato che non tutte le aziende riescono a sopravvivere per molti anni, stimando che solo il 60% è in grado di superare il quinquennio. Per questo è importante dare sostegno alle PMI aiutandole a raggiungere buoni livelli di innovazione e tecnologia garantendone la sopravvivenza per periodi più lunghi e una crescita costante.
Il ruolo che svolge l’innovazione all’interno delle aziende è di fondamentale importanza perché consente di diventare forte sul mercato europeo, assumere personale sempre nuovo e competente per implementare il proprio raggio di azione. Anche la proprietà intellettuale ha una funzione rilevante, soprattutto nella promozione della crescita e dell’innovazione perché protegge il lavoro svolto dall’azienda senza vanificare l’impegno, gli investimenti e il tempo profusi nel corso degli anni, valorizzandone i benefici guadagnati.
Su questa strada, vi è stata la pubblicazione di diverse relazioni da parte dell’EUIPO all’interno di schede di valutazione che ruotano intorno alla proprietà intellettuale (PI) e le PMI. Si tratta di studi che spiegano le ragioni per le quali le PMI decidono di registrare i loro diritti di proprietà intellettuale, con tutte le problematiche connesse alla relativa procedura da attivare.
Parliamo di relazioni che costituiscono una base empirica in continuo aggiornamento e che sono di fondamentale importanza per chi deve prendere decisioni a favore delle aziende, intraprendendo specifiche politiche di sostegno a favore delle piccole e medie imprese che desiderano crescere e tutelare le loro innovazioni.
A sostegno di questa tesi, basti considerare che il 10% circa delle imprese dichiara di essere titolare di DPI, cioè di diritti di proprietà intellettuale registrati, e che più del 90% delle imprese che hanno registrato i diritti di proprietà intellettuale hanno ottenuto vantaggi economici. Ma non solo, esse registrano anche benefici dal punto di vista dell’immagine (oltre il 60%), ottenendo maggiore protezione della PI con prospettive di vita a lungo termine. Questo significa che la registrazione dei DPI aiuta in modo concreto le imprese a conservare e proteggere il proprio lavoro, ma anche a resistere alla crisi, restando competitive nel lungo termine.
Secondo lo studio elaborato, più del 45% delle piccole e medie imprese titolari di diritti di proprietà intellettuale registrati ha tentato di monetizzare in modo diretto il proprio patrimonio intellettuale mediante la vendita o relativa concessione in licenza. In alternativa, la vendita può avvenire in modo indiretto, impiegando il portafoglio di appartenenza di DPI registrati per l’implementazione dell’attività. Ne è derivato che il 36% delle PMI titolari di diritti di proprietà intellettuali registrati ha implementato il portfolio e le relative entrate proprio grazie ai DPI, in confronto all’11% delle aziende che hanno provato a raggiungere gli stessi obiettivi, senza ottenere risultati.
In questa direzione, le ragioni per cui le PMI decidono di registrare i DPI diventano molteplici: dall’individuazione di soluzioni per evitare che altre aziende copino prodotti e servizi all’aumento del valore dell’impresa, passando per un rafforzamento della certezza del diritto.
Più precisamente, gran parte delle piccole e medie imprese che hanno ottenuto la registrazione del diritto di proprietà intellettuale considera tale determinazione molto positiva, mentre solo una percentuale residuale ha dichiarato che questa decisione non ha sortito alcun tipo di effetto. Inoltre, le misure di protezione hanno ad oggetto soprattutto la riservatezza delle informazioni come i segreti commerciali e i nomi di dominio del Web, mentre i marchi nazionali assumono un ruolo secondario.
Vi sono, nonostante i numerosi vantaggi, una percentuale di piccole e medie imprese che decide di non registrare i diritti di proprietà intellettuale per diverse ragioni: la più importante riguarda l’idea che il proprio patrimonio intellettuale non sia così innovativo da meritare un’idonea tutela, non disponendo di conoscenze specifiche in merito ai benefici che derivano dalla registrazione. Un’altra motivazione che frena le imprese a registrare i DPI è quella di non possedere i requisiti necessari e sufficienti per avviare il procedimento di registrazione.
Una questione importante che fa propendere per il rifiuto della registrazione, concerne la violazione dei diritti di proprietà intellettuale che riguarda il 31% delle aziende che impiegano i DPI. Tali violazioni spesso non vengono denunciate (12%), più del 40%, invece, decide di strutturare negoziati bilaterali e, infine, solo il 33% dà avvio a procedimenti giudiziari, ottenendo una sentenza.
Secondo lo studio in oggetto, le piccole e medie imprese che decidono di non eseguire la registrazione e dunque di non proteggere le proprie innovazioni tecnologiche adducono come motivazione i costi elevati di attivazione delle procedure di registrazione, la complessità delle stesse, la mancanza di informazioni a riguardo e, infine, il costo dei procedimenti giudiziari da attivare in caso di violazione dei DPI. Per questo è quanto mai necessario rivolgersi a professionisti e consulenti certificati nell’ambito della tutela della proprietà intellettuale, per far valere i propri diritti senza correre rischi o produrre inutile dispendio di denari.